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.Se oggi, ahimè, la usano i funzionari dell Agenzia delle Entrate perinviarci la cartella esattoriale, un tempo la usavano i poeti per dichiararsi alle loroamate: «Di tanto prego vostra signoria [.] piacciavi sol ch eo vostro servo sia»(Dante da Maiano); «Or donna, se la vostra signoria / piace avere in disdegno il meoservire.» (Cino da Pistoia); «Priegovi dunque, se l mio priego vale / che viacacciate ogni malinconia, / e me, se io vi paio tanto e tale, / qual si conviene a vostrasignoria, / in servidor prendiate» (= Perciò vi prego, se la mia preghiera contaqualcosa, di cacciare via ogni malinconia e, come si conviene alla signoria vostra, diprendere me come servo, se vi sembro adatto: Giovanni Boccaccio).Preistoria del lei e del voiAbbiamo detto che all origine del lei, il pronome di cortesia tipico dell italianoattuale, c è il tipo la Signoria Vostra.Quando e in che modo questa espressione hagenerato l uso del lei? Nel Medioevo non esistevano né l una né l altra.Le formeadoperate per rivolgere la parola a qualcuno erano il tu e il voi, quest ultimo usatomolto più raramente del tu a titolo di grande rispetto, quasi a indicare che la persona acui ci si rivolgeva «valesse per due».Testimonia autorevolmente quest abitudinenientemeno che Dante, che nella Divina Commedia si rivolge con il tu a tutti ipersonaggi che incontra tranne che a Farinata degli Uberti, avversario politico per ilquale ha molto rispetto, a Cavalcante Cavalcanti, padre di Guido, il poeta suo amico,a Brunetto Latini, illustre intellettuale che lui considera un grande maestro, enaturalmente alla divina Beatrice: a tutti costoro Dante dà del voi.Particolarmentesignificativo il comportamento che il poeta assume quando, fra XV e XVI canto delParadiso, incontra il suo antenato Cacciaguida.Quando ancora non sa chi sia, sirivolge a lui usando il tu: «Ben supplico io a te» (Paradiso, XV, 85).Quando invecesi rende conto che l anima con cui sta parlando è quella del suo illustre avo, passasubito a un più ossequioso voi: «Dal voi[.] ricominciaron le parole mie» (Paradiso,XVI, 10-12).Un secolo dopo Dante, in pieno Quattrocento, le cose si complicarono.Al tu che si adoperava con tutti e al voi che si adoperava con chi «valeva per due» siaggiunse l espressione la Vostra Signoria, che a volte si alternava con voi (collegatoa vostra) e a volte si alternava con lei (collegato a la Signoria).Nei messaggi destinati ai suoi pari Lorenzo de Medici, signore di Firenze, scrive avolte tu e a volte la tua signoria; i suoi sottoposti non gli sono da meno, e condisconole lettere destinate al signore con un gran minestrone di forme: «Ho inteso quantoscrive Vostra Eccellenza per una Sua lettera fatta a dì sette di febbraio, e perché infral altre cose voi m imponete.» (Francesco Accolti a Lorenzo de Medici, 1472).Storia del lei e del voiDal Rinascimento in poi, l abitudine di rivolgersi a una persona di riguardo col leisi estese al punto di far scrivere a monsignor Giovanni della Casa, nel suo Galateo,che ormai un nobile poteva arrivare a offendersi «quando tu il [= lo] chiami per losuo nome o che tu gli di [= dici] Messere o gli dai del Voi» anziché dargli del lei echiamarlo signore: per etichetta (una parola proveniente dalla Spagna) tutti davanodel lei e del signore a tutti, suscitando l ironia di Ludovico Ariosto, costretto achiamare signore perfino il fratello: « Signor , dirò - non s usa più fratello / poichéla vile adulazion spagnuola / mise la signoria fin in bordello!»Sia Ariosto sia noi (si parva licet.) abbiamo nominato la Spagna.Attenzione,però.Non è vero che il lei sia entrato nell uso italiano per influsso della linguaspagnola, come alcuni hanno sostenuto in passato: la ricostruzione che abbiamo fattofin qui dimostra che il lei è una forma italianissima.É vero, però, che essa si diffuse,a partire dal Cinquecento, per una moda cerimoniosa proveniente dalla Spagna.Da allora in poi, per almeno tre secoli, il tu, il lei e il voi hanno convissutopacificamente, anche se con qualche reciproca invasione di campo: lo proveremodandovi conto di come usavano questi pronomi i personaggi dei Promessi Sposi, inun quadro che, come ha dimostrato un linguista autorevole come Luca Serianni, valenon solo per il Seicento (il secolo in cui è ambientato il romanzo) ma anche per ilSettecento e per l Ottocento (il secolo in cui Manzoni lo ha scritto).Vediamo.L allocutivo più diffuso è voi: si danno reciprocamente del voi siapersone di bassa condizione sociale (per esempio Agnese e Perpetua) sia personaggialtolocati (per esempio il Cardinal Federigo e l Innominato) e perfino due promessisposi come Renzo e Lucia.Altri personaggi di alto livello (per esempio il Conte Zio eil Padre Provinciale), invece, si danno reciprocamente del lei.Il tu, a differenza diquanto avviene oggi, sembrano usarlo in pochi: possono adoperarlo sia persone dimodesta condizione sociale come Renzo e il suo amico Tonio, sia persone dimalaffare come i bravacci di Don Rodrigo.Quanto abbiamo detto finora documenta come l uso del voi sia radicato, nellatradizione dell italiano, almeno quanto quello del tu, e anche più del lei.Esaltandofino all eccesso questa sua italianità, nel 1938 alcuni giornalisti e intellettuali di fedefascista, il gerarca Starace in testa, intrapresero una campagna contro il lei,considerato «femmineo» e «straniero» e perciò da sostituire drasticamente con il voi.La campagna «anti-lei» ebbe un apparente successo solo nel Sud, dove il voi era giàla normale forma di cortesia.In parte del Centro e nel Nord il voi veniva avvertitocome dialettale, perciò era evitato e usato solo nelle occasioni ufficiali, nella stampa,nei libri di testo, nelle commedie e nel doppiaggio dei film, in cui era obbligatorio.Gli italiani del Nord continuarono, privatamente, a usare il lei, e molti, pur di nonpassare al voi, scelsero di darsi del tu.Alcuni di quelli del Sud si opposero a modoloro alla proibizione.Benedetto Croce, da buon meridionale, aveva sempre usato ilvoi come forma di cortesia.Dopo l imposizione del voi, il grande filosofo ripubblicò ipropri epistolari sostituendo tutti i voi con altrettanti lei
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