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.Preso il biglietto, mi rincantucciai in un vagone di se-conda classe, con la visiera del berrettino calcata fin sulnaso, non tanto per nascondermi, quanto per non vede-re.Ma vedevo lo stesso, col pensiero: avevo l incubo diquel cappellaccio e di quel bastone, lasciati lì, sul para-petto del ponte.Ecco, forse qualcuno, in quel momento,passando di là, li scorgeva& o forse già qualche guardianotturna era corsa in questura a dar l avviso& E io eroancora a Roma! Che s aspettava? Non tiravo più fiato&Finalmente il convoglio si scrollò.Per fortuna ero ri-masto solo nello scompartimento.Balzai in piedi, levaile braccia, trassi un interminabile respiro di sollievo, co-me se mi fossi tolto un macigno di sul petto.Ah! torna-vo a esser vivo, a esser io, io Mattia Pascal.Lo avrei gri-dato forte a tutti, ora: «Io, io, Mattia Pascal! Sono io!Non sono morto! Eccomi qua!».E non dover più men-tire, non dover più temere d essere scoperto! Ancorano, veramente: finché non arrivavo a Miragno& Là, pri-ma, dovevo dichiararmi, farmi riconoscer vivo, rinne-starmi alle mie radici sepolte& Folle! Come mi ero illu-so che potesse vivere un tronco reciso dalle sue radici?Eppure, eppure, ecco, ricordavo l altro viaggio, quelloda Alenga a Torino: m ero stimato felice, allo stesso mo-do, allora.Folle! La liberazione! dicevo& M era parsaquella la liberazione! Sì, con la cappa di piombo dellamenzogna addosso! Una cappa di piombo addosso aun ombra& Ora avrei avuto di nuovo la moglie addos-so, è vero, e quella suocera& Ma non le avevo forse avu-te addosso anche da morto? Ora almeno ero vivo, e ag-guerrito.Ah, ce la saremmo veduta!Letteratura italiana Einaudi 223Luigi Pirandello - Il fu Mattia PascalMi pareva, a ripensarci, addirittura inverosimile laleggerezza con cui, due anni addietro, m ero gettato fuo-ri d ogni legge, alla ventura.E mi rivedevo nei primigiorni, beato nell incoscienza, o piuttosto nella follia, aTorino, e poi man mano nelle altre città, in pellegrinag-gio, muto, solo, chiuso in me, nel sentimento di ciò chemi pareva allora la mia felicità; ed eccomi in Germania,lungo il Reno, su un piroscafo: era un sogno? no, c erostato davvero! ah, se avessi potuto durar sempre in quel-le condizioni; viaggiare, forestiere della vita& Ma a Mi-lano, poi& quel povero cucciolotto che volevo compe-rare da un vecchio cerinajo& Cominciavo già adaccorgermi& E poi& ah poi!Ripiombai col pensiero a Roma; entrai come un om-bra nella casa abbandonata.Dormivano tutti? Adriana,forse, no& m aspetta ancora, aspetta che io rincasi; leavranno detto che sono andato in cerca di due padrini,per battermi col Bernaldez; non mi sente ancora rincasa-re, e teme e piange&Mi premetti forte le mani sul volto, sentendomi strin-gere il cuore d angoscia. Ma se io per te non potevo esser vivo, Adriana, gemetti, meglio che tu ora mi sappia morto! morte lelabbra che colsero un bacio dalla tua bocca, poveraAdriana& Dimentica! Dimentica!Ah, che sarebbe avvenuto in quella casa, nella prossi-ma mattina, quando qualcuno della questura si sarebbepresentato a dar l annunzio? A qual ragione, passato ilprimo sbalordimento, avrebbero attribuito il mio suici-dio? Al duello imminente? Ma no! Sarebbe stato, per lomeno, molto strano che un uomo, il quale non aveva maidato prova d essere un codardo, si fosse ucciso per pau-ra di un duello& E allora? Perché non potevo trovarpadrini? Futile pretesto! O forse& chi sa! era possibileche ci fosse sotto, in quella mia strana esistenza, qualchemistero&Letteratura italiana Einaudi 224Luigi Pirandello - Il fu Mattia PascalOh, sì: l avrebbero senza dubbio pensato! M uccide-vo così, senz alcuna ragione apparente, senza averne pri-ma dimostrato in qualche modo l intenzione.Sì: qualchestranezza, più d una, l avevo commessa in quegli ultimigiorni: quel pasticcio del furto, prima sospettato, poiimprovvisamente smentito& Oh che forse quei denarinon erano miei? dovevo forse restituirli a qualcuno?m ero indebitamente appropriato d una parte di essi eavevo tentato di farmi credere vittima d un furto, poim ero pentito, e, in fine, ucciso? Chi sa! Certo ero statoun uomo misteriosissimo: non un amico, non una lette-ra, mai, da nessuna parte&Quanto avrei fatto meglio a scrivere qualche cosa inquel bigliettino, oltre il nome, la data e l indirizzo: unaragione qualunque del suicidio.Ma in quel momento&E poi, che ragione?«Chi sa come e quanto,» pensai, smaniando, «strille-ranno adesso i giornali di questo Adriano Meis misterio-so& Salterà certo fuori quel mio famoso cugino, quel talFrancesco Meis torinese, ajuto-agente, a dar le sue infor-mazioni alla questura: si faranno ricerche, su la tracciadi queste informazioni, e chi sa che cosa ne verrà fuori.Sì, ma i danari? l eredità? Adriana li ha veduti, tutti quemiei biglietti di banca& Figuriamoci Papiano! Assaltoallo stipetto! Ma lo troverà vuoto& E allora, perduti? infondo al fiume? Peccato! peccato! Che rabbia non aver-li rubati tutti a tempo! La questura sequestrerà i mieiabiti, i miei libri& A chi andranno? Oh! almeno un ri-cordo alla povera Adriana! Con che occhi guarderà ella,ormai, quella mia camera deserta?»Così, domande, supposizioni, pensieri, sentimenti tu-multuavano in me, mentre il treno rombava nella notte.Non mi davano requie
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